Aiutare e supportare il terzo settore nel ritiro e nella distribuzione dei generi alimentari che la grande distribuzione organizzata getta via, per destinarli alle persone in stato di necessità. Questo è il fulcro della mozione sul reddito alimentare che ho presentato a ottobre in Consiglio regionale. La mozione dovrebbe essere discussa nella prima seduta del 2023.

La pandemia, la guerra in Ucraina, l’aumento dei prezzi hanno determinato un aumento significativo di famiglie che non ce la fanno ad arrivare a fine mese. Bisogna però considerare che in Italia, secondo i dati dell’Osservatorio Waste Watcher International, il totale dello spreco alimentare casalingo arriva a 1,8 milioni di tonnellate, mentre se si include tutta la filiera (produzione, distribuzione, commercio) vengono superati 5 milioni di tonnellate. Una quantità enorme. Lo spreco alimentare oltre a rappresentare un costo economico e sociale notevole costituisce anche un rifiuto e quindi un rilevante danno ambientale in termini di spreco di risorse e di energia necessaria per lo smaltimento. Il reddito alimentare potrebbe aiutare moltissimo le persone in difficoltà ed evitare questa montagna di spreco. Si tratta di un progetto sociale che prevede lo sviluppo nazionale di un rapporto di collaborazione tra istituzioni, privati e Terzo settore per la preparazione di pacchi alimentari attraverso il recupero del cibo che rischia di essere sprecato dalla distribuzione e la loro successiva erogazione nei comuni ai cittadini in stato di indigenza. È una misura che non eroga denaro, bensì alimenti. La mia mozione chiede alla Giunta e al Parlamento di introdurre a livello nazionale forniture periodiche di cibo rimasto invenduto, in modo da contrastare il fenomeno dello spreco alimentare e sostenere, al tempo stesso, le persone in difficoltà.

Non si può fare patire la fame alla gente, è una questione di civiltà.