Le donne iraniane si tagliano i capelli. Lo fanno in segno di protesta per l’uccisione di Mahasa Amini. Questa ragazza curda, di 22 anni, è stata picchiata a morte dalla polizia morale perché non indossava bene il velo, da cui fuoriusciva una ciocca di capelli. La versione ufficiale delle forze di sicurezza è che Mahasa sia morta per un attacco cardiaco. Versione che è stata smentita dalla famiglia, secondo cui Mahasa riportava delle fratture craniche quando è arrivata in ospedale a Teheran, dove è morta dopo tre giorni di coma.

Il dissenso si sta diffondendo in tutto il Paese, le donne manifestano contro le rigide norme sull’abbigliamento imposte dall’Ayatollah Khomeini nel 1979 e diventate legge nel 1983. Dopo la rivoluzione islamica, le autorità iraniane hanno imposto un codice di abbigliamento obbligatorio che richiede a tutte le donne, indipendentemente dalla nazionalità e religione, di indossare il velo e abiti larghi per mascherare le loro figure in pubblico. La polizia morale – conosciuta formalmente come “Gasht-e Ershad” (Pattuglie di orientamento) – ha il compito di garantire che le donne si conformino all’interpretazione dell’abbigliamento “corretto”. Anche solo spingere il velo un po’ più indietro rappresenta un atto di resistenza.

Io ho fatto  piccolo gesto per  MashaAmini, per  NikaShakarami, per le donne iraniane che stanno combattendo per la libertà.
Nessuno può tirarsi indietro, è una battaglia che noi occidentali dovremmo metterci sulle spalle e portare avanti, prendendo una posizione unitaria anche a livello europeo