Oggi alla Camera va in aula un provvedimento molto importante: lo Ius scholae.

Il testo punta a riconoscere il ruolo della scuola consentendo a quasi un milione di under 18 (nati in Italia o arrivati entro i 12 anni) la possibilità di chiedere la cittadinanza italiana dopo aver frequentato «almeno 5 anni di scuola». Lo ritengo un atto giusto e doveroso. Aspettare i 18 anni, come prevede la legge vigente, significa condizionare le vite e le scelte di tante ragazze e ragazzi, che vivono accanto ai nostri figli, giocano e studiano con loro, ma non hanno gli stessi diritti. Parliamo di persone che sono legalmente residenti in Italia.

È un modello quindi che dimostra un radicamento vero nel nostro Paese.  Chi strumentalizza a scopi propagandistici è in malafede.