Undici grandi temi, undici sfide per la sanità toscana del futuro. Il gruppo consiliare PD in Regione ha presentato il proprio contributo che giunge alla fine del percorso partecipativo degli Stati generali della Salute in Toscana e che sarà in discussione nelle prossime sedute della commissione Sanità e politiche sociali

Una premessa necessaria: il PNRR da solo non basta. Serve un’azione forte nei confronti del Governo garantisca maggiori risorse del Fondo Sanitario nazionale per sostenere un sistema sanitario pubblico universalistico sempre più efficiente e adeguato alle nuove sfide emerse anche a seguito della pandemia. A partire dal rafforzamento di una nuova sanità territoriale.

La nuova programmazione socio sanitaria regionale dovrà tenere conto sia delle indicazioni provenienti dal PNRR così come degli elementi principali emersi a seguito del lavoro degli Stati Generali della Salute

1) Investire sempre di più in materia di PREVENZIONE E SALUTE:

  • Tutte le politiche regionali devono promuovere, in modo trasversale, il principio del “Health in all policies” (salute in tutte le politiche), ovvero ponendo attenzione all’incidenza dei determinanti sociali di salute quale elemento essenziale di prevenzione, ormai considerati prevalenti nell’influenzare lo stato di salute dei cittadini, ovvero: comportamento e stile di vita, fattori socio-economici, istruzioni, condizioni ambientali e sistema sanitario.
  • Misurare sempre di più gli interventi della sanità pubblica con il tema della medicina di genere, tenendo conto delle esigenze di salute dei due generi: stili di vita e dipendenze, incidenza di molteplici comuni patologie, ricorso ai servizi sanitari, violenza di genere. Su tale punto va rafforzata la rete dei Consultori per la tutela donna.
  • Rafforzare le politiche per lo sport, riconoscendo l’attività fisica come diritto fondamentale dei cittadini toscani di ogni fascia d’età: misure volte ad incrementare i praticanti, promuovere stili di vita attivi per la prevenzione delle malattie e delle dipendenze, rafforzare la rete dei centri SportHabile, ovvero impianti e spazi per sportivi con disabilità.
  • Tema della salute mentale, sul quale si propone l’istituzione della figura professionale dello psicologo di base all’interno dei servizi socio sanitari territoriali della Toscana, anche in previsione della citata riorganizzazione della medicina territoriale. Investire sulla presa in carico dei disturbi psichici infantili (compreso il tema dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione) che, come evidenziato dal Meyer, risultano aumentatati in maniera considerevole in fase Covid;
  • Proseguire con l’attuazione delle politiche in merito alla sicurezza sul lavoro e Implementare gli interventi di prevenzione e presa in carico precoce delle dipendenze e della salute in carcere, acuite dalla recente crisi sociale economica e sanitaria.

2) RAFFORZAMENTO DELL’ORGANIZZAZIONE DELLA SANITA’ TERRITORIALE

  • Va costituita in modo celere la nuova rete sanitaria territoriale toscana basata sulle Case delle comunità, Ospedali di Comunità e Centrale Operativa Territoriale (COT),  necessaria per aumentare la presenza di strutture fisiche, diffuse sul territorio toscano, deputate a erogare prestazioni sanitarie, sociali e sociosanitarie. Tra risorse del PNRR e interventi realizzati con il fondo complementare si prevede, al momento, una dotazione complessiva di 78 Case di Comunità e 24 Ospedali di comunità 37 Centrali Operative Territoriali.
  • Definire con chiarezza le modalità di funzionamento delle Case della Comunità, tenendo conto che in tali strutture:
    1. dovrà essere il punto unico di accesso (PUA) alle prestazioni sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali;
    2. dovrà operare un team multidisciplinare di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialistici, infermieri di famiglia/comunità;
    3. accanto a tali figure nelle Case di comunità della Toscana, dovranno essere presenti la figura dell’assistente sociale e dello psicologo di base;
    4. dovranno essere garantiti i servizi di continuità assistenziale (ex guardia medica), nonché attivati servizi specifici per la medicina di genere (consultori per la tutela donna, servizi per l’ infanzia, ecc);
    5. dovranno essere presenti, o comunque in rete, gli strumenti della presa in carico sociosanitaria e socioassistenziale (es. l’Unità Valutativa Multidisciplinare (UVM), l’Unità Valutativa Multidimensionale Distrettuale (UVMD), i Centri per i Disturbi Cognitivi e le Demenze (CDCD), equipe multidisciplinari, ecc);
    6. dovranno essere implementati strumenti informatizzati anche sociosanitari e sociali strettamente collegati con quelli sanitari, implementato il ricorso alla telemedicina anche per percorsi sociosanitari e socio assistenziali;
  • Rafforzare l’assistenza sanitaria intermedia della Toscana attivando quanto prima la progettazione concernente i nuovi Ospedali di Comunità, ovvero le strutture sanitarie della rete territoriale a ricovero breve e destinate a pazienti che necessitano di interventi sanitari a media/bassa intensità clinica e per degenze di breve durata, partendo dal modello delle cure intermedie già predisposto durante l’emergenza Covid;
  • ad attivarsi, al fine di garantire una piena operatività delle strutture di cui ai punti precedenti (Case e Ospedali di comunità, Centrali Operative Territoriali), nei confronti del Governo affinché venga garantita una dotazione di risorse economiche e umane adeguate affinché vi sia il personale adeguato al funzionamento di tali nuove strutture;
  • Potenziare i servizi domiciliari secondo il principio della “Casa come primo luogo di cura”, favorendo l’integrazione dell’assistenza sanitaria domiciliare con interventi di tipo sociale al fine di conseguire la piena autonomia e indipendenza della persona anziana/disabile presso la propria abitazione, riducendo il rischio di ricoveri inappropriati. A tal fine sarà necessario puntare sulla personalizzazione dell’intervento sui pazienti a partire dal proprio domicilio (lavorando sul monitoraggio costante dello stato di salute, in particolare per le cronicità) e diffondere ulteriormente l’utilizzo della telemedicina .
  • Confermare l’efficace del modello delle USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) attivato durante la pandemia Covid-19 per la sorveglianza dei casi domiciliari positivi e ai loro contatti stretti, anche come possibili modelli di intervento volti a rafforzare la sanità territoriale della Toscana. Così come dovrà essere esteso un modello di cura integrato tra ospedale e territorio (come ad esempio il GIROT – Gruppi di Intervento Rapido Ospedale Territorio) rivolto al paziente complesso, di solito anziano, composto da un’équipe multiprofessionale specialistica medica (geriatra, internista, cardiologo, neurologo, pneumologo ecc.) e infermieristica;
  • Valorizzare ulteriormente il ruolo e la funzione delle farmacie, comprese le farmacie rurali presenti nelle aree interne e montane, rendendole strutture sempre più in grado di erogare servizi sanitari territoriali alle popolazioni di riferimento così come avvenuto nella gestione e nel contenimento dell’attuale fase pandemica.

 

3) GOVERNANCE COMPLESSIVA DEL SISTEMA SANITARIO REGIONALE DELLA TOSCANA:

  • Si confermare l’impianto complessivo per quanto concerne la riorganizzazione del Sistema Sanitario Regionale (SSR) della Toscana, approvata dal Consiglio Regionale con la legge n.84 del 28 dicembre 2015, attorno all’articolazione in 3 AUSL.
  • Si prevede, al tempo stesso, l’introduzione di ulteriori elementi di valorizzazione del territorio nella governance aziendale, a partire dalle aziende dimensionalmente più grandi, prevedendo di affiancare al Direttore Generale un organismo per la programmazione formato dai direttori delle Zone distretto e del presidio ospedaliero di riferimento, al fine di favorire una maggiore collegialità nelle decisioni di carattere territoriale
  • Occorre ridefinire l’organizzazione (“re-engineering”) della rete ospedaliera mediante una definizione chiara della “mission” degli ospedali centrali e di quelli periferici. Va  chiarita con precisione la funzione di ogni livello ospedaliero della nostra regione, al fine di garantire: la presa in carico in modo diffuso, mentre dovranno essere rafforzate le specializzazioni sulle strutture di primo e secondo livello, sulle quali concentrare, attrarre e mantenere le eccellenze professionali. Dentro a tale quadro va confermata l’importanza degli Ospedali di “Prossimità” previsti dal SSR della Toscana, in quanto presidi collocati in territori connotati da ampie superfici e bassa densità di popolazione, ubicati in zone disagiate come quelle montane o insulari.
  • Mettere in atto politiche incentivanti in grado di attrarre e mantenere le eccellenze professionali per quanto attiene alle Aziende Ospedaliero Universitarie che, in virtù del sistema a rete, possano innalzare complessivamente la qualità della risposta sanitaria dell’intero SSR toscano.
  • Prevedere una struttura specifica all’interno della Direzione “Sanità, welfare e coesione sociale” che permetta di coordinare l’attività con funzioni di programmazione e lavorare per una maggiore integrazione delle Aziende Ospedaliero Universitarie con le Aziende Sanitarie e più in generale con la nuova sanità territoriale.
  • Rafforzare il modello delle reti cliniche regionali (es. rete pediatrica coordinata da Meyer, o rete oncologica governata da ISPRO) con il fine di realizzare processi di cura sempre più integrati, garantire equità di accesso ai cittadini, e assicurare un efficiente impiego delle risorse umane, tecnologiche e degli spazi fisici.
  • Rafforzare il percorso oncologico basato sulla prevenzione, oltre che cura e ricerca, governato ISPRO mediante il modello della rete oncologica regionale, al fine di garantire prossimità di accesso ai malati oncologici, omogeneità ed equità dell’offerta. In particolare occorre:
    1. proseguire con la sperimentazione dell’Oncologia Territoriale;
    2. dare impulso all’attività del Tumor Molecular Board regionale in cui la Regione Toscana è tra le prime a livello nazionale a dare risposte strutturate dentro il SSR agli aspetti innovativi alla c.d. oncologia mutazionale;
    3. lavorare per un coordinamento interregionale del registro tumori, per il momento collegandoci alle Regioni del centro Italia;
    4. avviare un percorso orientato alla trasformazione di ISPRO in Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs);
  • Dovrà essere costituita una Società della Salute per ogni Zona distretto al fine di rendere maggiormente omogenea e standardizzare l’organizzazione socio-sanitaria dei territori e prevedere un’unica sede nella quale considerare opportunamente le determinanti di salute all’interno della programmazione territoriale. Alcuni azioni per un miglior funzionamento delle Società della Salute:
    1. Attribuire, da parte dell’Azienda Sanitaria, una serie di deleghe e relativa dotazione di risorse per quanto concerne specifici aspetti della sanità territoriale;
    2. prevedere, accanto alla figura del Direttore della Sds, di un Coordinatore delle politiche sanitarie territoriali, collegato alla Direzione Aziendale del territorio di riferimento, per quanto attiene la gestione delle specifiche funzioni sanitarie delegate;
    3. il coinvolgimento dei Direttori delle Società della Salute nell’ambito degli organismi gestionali dell’Azienda sanitaria di riferimento, al fine di promuovere un adeguato coordinamento delle politiche sanitarie territoriali;
  • Maggiore autonomia e terzietà di alcune singole strutture del governo clinico di livello regionale, valutare una complessiva riforma dell’Agenzia Regionale di Sanità (ARS) che, oltre alle importanti attività di studio e ricerca in materia di epidemiologia e verifica di qualità dei servizi sanitari, ricomprenda al suo interno tali strutture tra le quali, a titolo di esempio, il Centro regionale di riferimento per le criticità relazionali e il Centro regionale per la gestione del rischio clinico e la sicurezza del paziente.

4) DIGITALIZZAZIONE DEL SISTEMA SANITARIO:

  • Occorre un nuovo governo dell’innovazione in relazione alla sanità digitale, sfruttando le opportunità offerte dal PNRR, per arrivare a un sistema di gestione tecnologica dell’informazione e della comunicazione unica, unitario e condiviso, fortemente interconnesso e interoperabile, sempre più ‘mission driven’ e ‘data driven’. Tale sistema dovrà consentire, inoltre, un effettivo dialogo tra i sistemi operativi informatici sanitari con quelli dei servizi socio-sanitari;
  • Nuove tecnologie. A partire dai progressi fatti e dalle accelerazioni impresse nel periodo del Covid, occorre intervenire sui seguenti punti: implementare la Cartella clinica elettronica unica integrata; connessioni dei sistemi Ris-Pacs per la condivisione delle immagini tra aziende territoriali, aziende ospedaliere e medici di famiglia; nuove App per accesso ai servizi; sviluppare il sistema regionale di telemedicina; omogeneità della dotazione tecnologica anche al di fuori dalla rete ospedaliera.

5) RICERCA E INNOVAZIONE:

  • Continuare negli investimenti in ricerca, innovazione e sperimentazione clinica come elemento di qualità e crescita del sistema sanitario regionale, in sinergia con le Università toscane e il sistema regionale della ricerca, continuando a monitorare i progetti di ricerca in corso.
  • Rafforzare tutti quei soggetti con funzioni di ricerca del Servizio Sanitario Regionale, come è il caso della Fondazione Toscana G.Monasterio (istituita dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e dalla Regione Toscana) che costituisce un centro di alta specialità per la cura delle patologie cardiovascolari e polmonari, così come di ISPRO, o continuando a sostenere, presso il Ministero della Salute, il riconoscimento nazionale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Meyer (AOU Meyer) come Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs), che consenta di compiere un salto di qualità sul fronte sempre più strategico della ricerca scientifica;
  • Ulteriori investimenti in ricerca e sviluppo nelle tecnologie mediche avanzate, come è il caso della chirurgia robotica, nonché a sviluppare progetti su Big Data & Analysys, questo al fine di potenziare il settore della prevenzione e delle cure personalizzate (es. terapia oncologica personalizzata per arrivare a trattamento in fase precoce).
  • Favorire la medicina personalizzata (detta anche medicina di precisione o medicina individualizzata) come a un approccio globale alla prevenzione, alla diagnosi, alla cura e al monitoraggio delle malattie basato sulle caratteristiche, genetiche e non solo, di una persona e finalizzato alla personalizzazione delle cure.
  • Sostenere il settore della cosiddetta “white economy” che in Toscana assume numeri importanti, a partire dal settore della farmaceutica (rappresenta il 12% dell’export del settore a livello italiano), nonché a favorire le necessarie interrelazioni tra questo settore con il sistema della ricerca, da un lato, e con il sistema sanitario regionale, dall’altro. Pari sostengo al           andrà dato al settore delle Scienze della Vita, sfruttando le condizioni favorevoli presenti sul territorio toscano (ad esempio, ISPRO, Fondazione Monastiero; Meyer, TLS, ecc.);

6) SERVIZI SOCIOSANITARI, DISABILITA’, NON AUTOSUFFICIENA, SISTEMA DELLE RSA, E RUOLO DEL TERZO SETTORE:

  • Serve un sistema sempre più integrato di presa in cura complessiva della persona e quindi migliorare la capacità di collegare i servizi sanitari territoriali, con i servizi sociosanitari e quelli per l’inclusione sociale e per il contrasto alla povertà. A tal fine risulta necessario:
    1. elaborare un piano personalizzato per ogni stato di bisogno, mediante valutazione multidisciplinare fatta da equipe multi professionali (a partire da modello toscano di budget di salute);
    2. un investimento sul ruolo di coordinamento della programmazione regionale (in termini di fondi, risorse umane, ecc.), a livello di Società della Salute, in modo da creare una efficace rete di programmazione e monitoraggio;
    3. porre al centro le Case di comunità come luogo ideale in cui far dialogare diversi servizi, attestandosi come unico punto di accesso e di informazione sui servizi presenti e in grado di erogare o indirizzare il richiedente verso i servizi appropriati, siano essi sanitari, sociosanitari o sociali;
  • Incentivare l’inclusione attiva, mediante il rafforzamento delle reti territoriali di solidarietà, anche attraverso il fondamentale contributo del terzo settore e di altre forme di associazionismo (sportivo, culturale, ecc.).
  • Per quanto concerne la non autosufficienza, a lavorare per un sistema maggiormente differenziato di servizi, secondo l’entità e l’intensità del bisogno, e in particolare:
  1. creare un sistema permanente di collegamento SSR e strutture socio-sanitarie con l’obiettivo di far sentire gli operatori meno soli, ma parte di un sistema;
  2. riconoscere il ruolo del Caregiver in quanto componente informale, ma determinante, della rete di assistenza alla persona e risorsa del sistema integrato di servizi sociali, socio-sanitari e sanitari;
  3. potenziare il servizio di assistenza domiciliare integrata (ADI);
  4. sviluppare un sistema integrato per assistenza privata (badanti), favorendo un collegamento fra sistema accreditamento – Comuni – Centri per l’impiego – formazione –famiglie;
  5. prevedere nuove azioni per quanto attiene al progetto regionale della vita indipendente rivolto alle persone con disabilità grave.
  • Continuare a sostenere i progetti del “Dopo di Noi”, presenti sul territorio regionale, portati avanti assieme alle associazioni e le fondazioni che operano a favore delle persone con disabilità e delle loro famiglie.
  • Favorire un sistema sempre più differenziato dei servizi per la presa in carico della terza età e della cronicità, basato sul’intensità del bisogno individuale, che preveda anche forme innovative di social housing, come il cosiddetto “abitare supportato”, favorendo la realizzazione di nuove modalità abitative dedicate alla terza età (c.d.”silver housing”), fortemente interconnesse con i servizi di assistenza socio-sanitaria territoriale e i servizi di telemedicina per quanto attiene la gestione della cronicità ;
  • Rafforzare la programmazione e della governance pubblica delle RSA, nonché prevedere una più forte differenziazione delle strutture dedicate alla residenzialità sanitaria assistita prevedendo strutture su più livelli, da distinguere sulla base della gravità delle condizioni sanitarie degli ospiti.
  • Attivarsi ulteriormente sul tema della carenza di personale infermieristico in tali strutture, al fine di evitare la soppressione di servizi e la crisi occupazionale in alcune strutture.

7) ORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA DI EMERGENZA URGENZA:

  • Riaffermare il ruolo fondamentale e insostituibile delle Associazioni di Volontariato (Misericordie e Pubbliche Assistenze) ed i Comitati della Croce Rossa Italiana all’interno del sistema si emergenza urgenza toscano, in particolare per quanto concerne l’attività di trasporto sanitario.
  • Uniformare il servizio di emergenza urgenza, anche per quanto attiene i requisiti tecnici e la composizione minima dell’equipaggio degli autoveicoli di soccorso delle Aziende unità sanitarie locali, con l’obiettivo di garantire una risposta appropriata e tempestiva nella presa in carico delle emergenze sanitario su tutto il territorio, con particolare riferimento alle patologie tempo dipendenti (es. ictus, infarto del miocardio, insufficienza respiratoria e arresto cardiaco).
  • Garantire un adeguata dotazione di personale all’interno del sistema regionale di emergenza urgenza, anche attivandosi nei confronti del Governo per una diversa e più dettagliata programmazione nei numeri e nelle specializzazione della formazione, in relazione ai bisogni emergenti e che si prevede emergeranno (emergenza urgenza, medicina specialistica, ecc.).
  • Tutela del servizio regionale di elisoccorso “Pegaso” quale parte integrante del sistema di emergenza sanitaria, ovvero un servizio organizzato in tre basi operative, una per ciascuna area vasta.

8) PERSONALE SANITARIO, FORMAZIONE, RECLUTAMENTO, RETRIBUZIONE E RAPPORTI CON IL SSR:

  • Il Governo deve garantire una programmazione delle borse di specializzazione in medicina, maggiormente adeguata alla richiesta del settore, favorendo un afflusso dei giovani laureati verso le scuole di specializzazione in un numero pari a quelli ritenuti necessari, complessivamente, dal sistema sanitario nazionale.
  • Investire nella formazione continua, nell’aggiornamento e nello sviluppo continuo delle competenze rivolte al personale dipendente o convenzionato del servizio sanitario regionale, favorendo una interazione e integrazione sempre più ampia, su tale aspetto, tra Università, Aziende Ospedaliere e Territorio. Favorendo anche il rinnovamento di tali percorsi formativi su temi emergenti (es. non autosufficienza, disabilità, salute mentale).
  • Valorizzare il personale medico e infermieristico, anche in termini economici e di progressione di carriera. In particolare, per quanto concerne il reperimento di personale per gli ospedali e per quei territori, come le aree interne e montane, considerati meno attrattivi occorre attuare modelli organizzativi e contrattuali incentivanti. Non sembra più rinviabile una riflessione concernente la revisione dell’attività libero professionale.

9) In materia di gestione delle LISTE DI ATTESA:

  • Riprendere il sistema già adottato nel periodo precedente la pandemia, in attuazione del Piano Nazionale di governo delle liste di attesa (PNGLA), che aveva consentito l’abbattimento sostanziale delle liste di attesa. A tal fine:

1) governare la domanda di prestazioni di specialistica ambulatoriale ed ospedaliere, anche attraverso una maggiore coordinazione con i medici di medicina generale;

2) prevedere una sempre più accurata re-ingegnerizzazione dell’offerta sanitaria pubblica, introducendo meccanismi che portino ad avere un’offerta pubblica delle prestazioni specialistiche sanitarie sempre più adeguate alla domanda media;

3) portare avanti l’attuazione del piano di recupero di volumi di attività arretrati causa Covid predisposto nei mesi scorsi dalla Giunta, che prevede: ricorso all’attività aggiuntiva degli specialisti; possibilità di ricorso al privato convenzionato per incrementare l’offerta di prestazioni; messa a sistema delle “preliste”, ovvero la presa in carico da parte dei Cup delle richieste che non trovano immediata disponibilità, in modo da poter ricontattare successivamente i cittadini per comunicare loro una nuova prenotazione.

  • Investire su nuovi modelli organizzativi, come la telemedicina per i pazienti cronici e il teleconsulto, che favoriscono, oltre all’equità di accesso e alla tempestività di presa in carico, la riduzione delle liste di attesa;

10) PARTECIPAZIONE E AL TERZO SETTORE

  • Ruolo del terzo settore nella co-progettazione e co-programmazione di servizi socio sanitari, così come nella gestione di determinati servizi dando seguito ai contenuti della legge regionale 22 luglio 2020, n. 65 (Norme di sostegno e promozione degli enti del Terzo settore toscano)
  • Rendere funzionante il sistema di partecipazione del servizio sanitario regionale già previsto e composto dal Consiglio dei cittadini per la salute, istituito a livello regionale, e, sul territorio, dai Comitati aziendali di partecipazione e i Comitati di partecipazione di zona-distretto. Sempre su tale aspetto, rafforzare il ruolo e le funzioni del consiglio dei sanitari delle aziende unità sanitarie locali e delle aziende ospedaliero-universitarie.
  • Riprendere ed implementare il percorso partecipativo “Cantieri per la salute”, realizzato assieme a Federsanità ANCI, per potenziare il sistema regionale di partecipazione in sanità insieme a cittadini, operatori, enti del Terzo Settore.

 

11) RAFFORZARE CAPACITA’ DI RESILIENZA DEL SISTEMA SANITARIO REGIONALE rispetto alla protrarsi dell’emergenza pandemica da Covid-19:

  • Programmare percorsi di cura separati per i pazienti positivi o sospetti Covid-19 dando parallelamente indicazioni per la gestione dei normali percorsi di cura, al fine di consentire, per quanto possibile, la continuità delle prestazioni ambulatoriali, della chirurgia programmata, della prevenzione e di ogni altra attività sanitaria, in condizioni di sicurezza per pazienti ed operatori.
  • Favorire l’adozione di appositi programmi di sorveglianza e protocolli diagnostici multidisciplinari per il trattamento della cosiddetta sindrome “post-Covid”, altrimenti detta Long-Covid.
  • Continuare la campagna di vaccinazione anti SARS-CoV-2/Covid-19, secondo gli indirizzi contenuti nel Piano strategico di vaccinazione nazionale e successivi aggiornamenti. Dare continuità anche nei prossimi anni attività vaccinali routinarie e l’eventuale recupero delle vaccinazioni rivolte all’infanzia ed alla adolescenza per garantire il mantenimento dei livelli di copertura vaccinali raggiunti negli anni scorsi.
  • Mantenere attivo il sistema di tracciamento, monitoraggio e controllo dell’epidemia strutturato a livello centrale con una raccolta unica e real-time di tutte le informazioni necessarie, anche al fine di una risposta quanto mai tempestiva ed efficiente rispetto all’evoluzione della pandemia in Toscana.