Vi racconto la storia della tenuta di Suvignano, una storia finita bene.

La tenuta di Suvignano, circa 700 ettari in provincia di Siena, è stata confiscata alla mafia, dal 2019 è gestita dalla Regione (attraverso Ente Terre) ed è diventata il simbolo dei beni strappati alla criminalità organizzata in Toscana e tornati a disposizione della collettività. È il bene più importante requisito in tutto il centro-nord Italia.

Il primo sequestro della tenuta avvenne nel 1983 da parte del giudice Giovanni Falcone.  A lui è stata intitolata la saletta delle conferenze. Fu proprio Falcone nel 1983 a sequestrare l’azienda una prima volta all’imprenditore palermitano Vincenzo Piazza, sospettato di aver rapporti con Cosa Nostra. Il costruttore siciliano ne rientra successivamente in possesso. Tra il 1994 e il 1996 arriva il secondo sequestro, assieme ad un patrimonio di ben duemila miliardi di vecchie lire affidato alla gestione di un amministratore giudiziario. Poi, nel 2007 appunto, la condanna e la confisca definitiva.

Suvignano è quello che non ti aspetteresti nella felice Toscana il volto di una mafia che non è più, ormai da tempo, quella confinata solo in Sicilia, ma quella che fa affari nel mondo e che nella campagna senese aveva investito parte dei suoi guadagni illeciti.

I beni confiscati in Toscana sono centinaia e sebbene sia molto difficile arrivare all’affidamento definitivo di questi, Suvignano è certamente un esempio virtuoso. Anche durante gli anni di gestione dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati alla criminalità organizzata ha continuato a funzionare l’agriturismo. Adesso la Regione punta a fare di Suvignano un punto di riferimento da far conoscere prima di tutto ai toscani, già Arci e Libera tengono nella tenuta i loro campi della legalità.

Suvignano potrebbe diventare presto anche una tappa della Via Francigena con una variante che ha origini storiche, già a partire dal XII secolo e chi arriva alla tenuta può addentrarsi nel ‘Percorso della legalità’, un’ora di cammino scandito dalla presenza di pannelli descrittivi, bilingue e in braille.

Insomma un luogo da visitare per tanti motivi, da conoscere e da raccontare.